giovedì 12 luglio 2018

Amor e Eden



Uomo: prodigiosa e tragica commistione di stupefazione e malattia, continua aspirazione di guarigione congiunta ad un evanescente desiderio di realizzazione terrena, poi, inevitabile, sopraggiunge la morte.
Il raggio dell’inquietudine proietta sull’attuale piano dimensionale l’ombra sbilenca di una coscienza ridotta davvero a mal partito dalla pressione del Fato.
In un tratto del suo labirintico itinerario di Salvezza, millenni or sono, la coscienza fu attirata nell’orbita di una ‘stella nera’ che ulteriormente ne condizionò il limite percettivo.
Sotto l’azione di questa opprimente gravità è deformata l’idea stessa di Amore, lodato e cantato ma prevalentemente anticipato alla vita cosciente come una triste menzogna variamente imbellettata; una parodia entusiasmata nell’interiorità di ognuno che ne partecipa inconsapevolmente dominato dalla propria ombra interiore.
La distorsione di Amore è manifestata da un’ingannevole effervescenza che pervade la totalità dell’individuo, inebriandone la psiche in un prolungato fremito d’incontenibile euforia, nella quale vorrebbe dilatarsi in ogni cosa ma la distorsione ancestrale, allegoricamente narrata nel racconto della caduta mitica, devia l’ingenua aspirazione originaria di una beatitudine ultra cosmica all’attenzione dell’attuale individualità contraffatta, (l’innesto emotivo dell’ego operato sulla coscienza) che equivoca l’illusorio appagamento simultaneo di tutti i sensi materiali con l’idea stessa di felicità e l’ottenimento della piena realizzazione dell’essere, e quale abbaglio è più deleterio di questo per la verità dello spirito?
E’ nell’incomprensione maggiormente fonda di questa concitata partecipazione emotiva, di questo meschino slancio del desiderio destinato a non poter valicare il nostro ridottissimo e davvero misero perimetro emotivo, che arriviamo a nutrire la menzogna più grave, fino a custodire gelosamente in noi l’impulso omicida maggiormente profondo e connesso alla stessa patologica matrice passionale del Demiurgo squilibrato.
La falsificazione di Amore è l’inganno primordiale che andrebbe smascherato una volta per tutte senza mezzi termini e senza troppi giri di parole. Per essa troppo spesso l’uomo diviene l’aguzzino o la vittima dell’altra identità che crede di amare e che invece vuole solo vampirizzare o farsi vampirizzare e ciò accade perché in noi s’è impressa la ripetizione ossessiva di un’attrattiva malata, fin dal tempo in cui i Vigilanti vollero per se' le figlie degli uomini: forse esse stesse intese quali allegorie dell'anima.        
La distorsione del flusso di Amore (emanazione preesistente alle dinamiche che attrassero le gravità dei mondi: quale sostanza è maggiormente ineffabile e ingenua di questa?) è dirottata nella ristretta dimensione dell’ego, inteso essere come il primissimo sigillo impresso dal Demiurgo nel fondamento impalpabile ma ugualmente (maggiormente) reale dell’uomo.
Il desiderio si apre alla vita nell’immagine di una fioritura. Ogni fioritura è una pura attrattiva sensuale, effetto ammaliante di un principio di corruzione atavica che trascinò l’immanenza dell’essente nelle molteplici forme del divenire.
In un traslato sottile, nell’uomo, la fioritura del desiderio ulteriormente fuorviato (ovvero piegato alle sole fisime dell’ego) è come secernesse un catramoso polline emozionale, dal quale noi penosamente distilliamo il micidiale nettare affettivo che avvelena la vita dell’animo.
Nostro malgrado, all’interno della serra dei variopinti desideri, elaboriamo questa sorta di veleno delizioso e ardente, che è la deleteria ambrosia di cui s’invischia la passione.
Tutta la natura vortica stringendosi attorno questo nucleo vorace e spietato, affascinante e irresistibile, che è l’emanazione stessa della primordiale irresoluzione emotiva del demiurgo geloso e omicida e della stessa congerie delle sue ‘angeliche’ emanazioni deviate: gli Arconti.
Egli è Colui che impastando il fango ad altre misteriose essenze iridescenti modellò l’Adamo per confinarlo in un ‘giardino delizioso’, dove l’esigenza primaria fu quella d’instaurare con lui una relazione essenzialmente coercitiva e morbosa.
Nell’Eden, inermi e nudi ci rivelammo posti al di sotto la luce brutale del ricatto.

Quello fu un luogo fitto di ombre, disseminato di nascondimenti e fingimenti e dove, al cospetto del Manipolatore/Creatore, l’uomo innanzitutto imparò ad essere una creatura vile e deresponsabilizzata:
‘Chi! Chi è stato?
Io no! E’ stata lei che mi ha tentato! È solo lei la colpevole!
Ah si eh! Non vi rendete conto di quanto gravi siano le vostre colpe! Allora tu uomo faticherai amaramente, guadagnandoti il pane con il sudore della fronte e tu donna partorirai con dolore! 
Siamo noi che inconsapevolmente abbiamo esagonato (ESAGITATO + ESAGITAZIONE) la struttura emotivo-percettiva della nostra cella dimensionale, ispessendone le vibrazioni dell’addensamento ad un peso esistenziale difficilmente ancora sopportabile, ed è proprio sull’impossibilità di sostenere ulteriormente l’aberrazione portata da questo insostenibile modello di sviluppo in cui siamo confinati, che ambiguamente agisce con sempre maggiore efficacia l’ultimo adescamento transumanista, impiantando i motivi di un’ulteriore degradazione cognitiva contrabbandata come il più auspicabile motivo di emancipazione.