Della facoltà sensitiva e la primordiale ingenuitas (breve accenni sulla dimensione artigianale - gnosi e ginnica)
“
Un sano esercizio fisico, moderazione nel cibo, giusta sopportazione della
fatica...ogni eccesso è nemico della natura”.
(Ippocrate)
“Lo
stolto, ancor che udito abbia qual sia dell’assoluto la vera natura, la sua
stoltezza mai non lascia, ed anche se riesce, sforzandosi, a parere
esternamente libero d’errori, internamente egli è delle sensibili cose bramoso
(inoltre, egli non può) la liberazione certo conseguire con quell’attività, la
quale consiste nell’applicarsi a lo yoga: ma il felice, per mezzo della sola
consapevolezza, libero è già di mutamenti e definitivamente svincolato”.
(Asht’avakragita
o Il canto di Asht’avakra – frammenti estratti dal cap XVIII
36-76)
La prima sensitività consiste nella prefigurazione
dell’archetipo celeste, da cui scaturisce la nostra più intima essenza
riflessiva e che la vischiosa natura dell’ego tende inesorabilmente ad
offuscare.
Potere personale e sensitività sono idee o aspirazioni
completamente fuorvianti, il loro autentico significato riguarda una
consapevolezza d’inapprezzabile valore esteriore e a niente altro occorrono se
non a ridestare il ricordo di sé, per realizzare una limpida e risoluta
devozione verso il Bene maggiore preesistente all’attuale contraffazione e,
dunque, la Facoltà Sensitiva è la sola attitudine che può infondere fiducia
alla propria sostanziale insignificanza terrena e il maggior senso alla quotidiana
preparazione in vista dell’inevitabile dissolvenza.
Per una persona, riscoprire la propria facoltà
sensitiva significa innanzitutto poter aderire intimamente a quanto la rilega
(con estrema semplicità, ma affatto facilmente) ad un senso propriamente
“felice” del divenire.
La ‘facoltà sensitiva’ non va riferita ad
entusiasmiate affascinazioni occultistiche o alla pseudo chiaroveggenza tanto
in voga presso le più disparate confessioni misticheggianti (forme devozionali
involute) la cui abitudine è quella di sottomettere l’emotività al volere di ambigue
entità sovrasensibili, nascoste sotto i molteplici fingimenti dell’allegoria religiosa.
La contraffazione spirituale espone la persona
all’influenza di bassi psichismi, i quali, in definitiva, in apparenze
discordanti tra loro e a differenti livelli d’intensità, sarebbero i medesimi
che agiscono ‘dietro’ i grovigli ipnotici dei videogiochi o attraverso le
lusinghe diffuse dal composito condizionamento pop-ipnotico.
Sussiste in noi una memoria lungimirante,
propriamente cardiaca, (valore del ri-cordo = accordo del cuore) gravemente
anestetizzata dall’adozione del cosiddetto standard di confort moderno.
Ascoltandoci con attenzione, ci accorgeremo che
siamo
agiti fin troppo da una midolla di desideri alquanto fatui, accesi più che
altro da una fondamentale noia di noi stessi enfatizzata dall’aspettativa
(fondamentalmente balorda) di un appagamento solo materiale, equivocato essere
come la circostanza primaria dell’esistenza.
In questo la pratica ginnica autentica servirebbe come
possibile e talvolta necessario sostegno del proprio cammino di rettificazione
interiore, volto a correggere (educare) il demoniaco individuale, oggi eccezionalmente esaltato da tutti quei contenuti negativi implicati dalla cosiddetta innovazione, (la quale con sempre maggior evidenza
sembra coincidere con ‘alienazione’) e che costringono l'individuo
contemporaneo ad una scissione continua da ciò che potrebbe integrarlo
consapevolmente nell’ambiente in cui vive.
L’esercizio fisico, debitamente temperato dalle
smanie di una continua ‘performance’, considera il corpo come il perfetto
“automa” del Libero Genio che transitoriamente lo occupa**.
Tale identità geniale non è da confondere con l’ego,
il quale, di fatto, rappresenta il suo ancestrale nemico.
Nell’uomo convivono due identità costituite dall’ego
volgare, “oscura ombra interiore”, che è sovrapposto all’autentica
consapevolezza appartenente all'ingenita identita' preesistente.
Ciò è potuto accadere in quanto l’inconoscibile identità
originaria, che potremmo dire essere antecedente all’apparizione dell’uomo
adamitico, è propriamente ‘felice’ ed è tale in quanto ‘sovranamente libera’ e
in virtù di tale inconcepibile circostanza elettiva è qualificata anche come totalmente
‘in-genua’.
Essa si presenta all’inganno demiurgico priva di
difese apparenti, concedendosi alla manomissione del suo senso originario dov’è
individuata l’origine sacrificale dell’essere, variamente narrata da
innumerevoli cosmogonie. Le tenebre ingoiarono la luce – la luce assecondò
l’inganno lasciandosi fagocitare, affinché l’avvenuta assimilazione (mediante
un lento processo assimilativo, metaforicamente consumato nell’utero profondo
dell’Eone) alla fine possa consentirgli di dipanare,
dissolvendola dall’interno, la malevola e altrimenti irrimediabile oscurità.
Nella primordiale “ingenuitas” è riposta l’incomparabile
potenza della Luce preesistente, che nella dimensione attuale diviene anche occasionale
pretesto di estrema fragilità, aggravata dagli inesplicabili motivi che ne
determinarono la stessa necessità sacrificale, precipitando sempre più profondamente
nel vortice della presente dimensione.
La ginnica nei suoi movimenti di base, essenzialmente
costituiti da rotazioni e torsioni che idealmente stabilizzano la primordiale vorticosa
inquietudine, rievoca per mezzo di movenze codificate il risveglio della
particella di luce internata nelle tenebre per anticiparne, nel microcosmo costituito
da ognuno, la vittoriosa riemersione dall’oblio.
Solo in questo significato l’esercizio fisico è legittimamente ricongiunto al senso dell’ascesi.
Immergendosi nel proprio tormento il praticante determina l’effettiva riscoperta di sé, scoprendo l’origine della propria essenza situata ben oltre l’ordinaria individuazione psichica.
Solo in questo significato l’esercizio fisico è legittimamente ricongiunto al senso dell’ascesi.
Immergendosi nel proprio tormento il praticante determina l’effettiva riscoperta di sé, scoprendo l’origine della propria essenza situata ben oltre l’ordinaria individuazione psichica.
L’esercizio fisico è una modalità di attenzione
etico/igienica di supporto alla riflessione ierosofica, avviato mediante una
specifica disciplina del movimento corporeo, dove, a secondo il grado di
possibilità d’azione della persona, è progressivamente affinata la percezione intuitivo/elettiva
di sé.
Il desiderio è quello di guidare convenientemente
l’involucro mortale in prossimità dell’enigma profondo dell’essere, di cui ogni
individuo avviato su un percorso di consapevolezza non esita a riconoscersi
come custode e garante.
In tal senso la ginnica mira alla reintegrazione
della persona con la sua memoria archetipale (la proverbiale
potenza e autorevolezza del Mos Maiorum – benché in tale conoscenza abbiano comunque potuto agire determinate
interferenze malevoli sovrasensibili che qui ora non interessa indagare – proprio
a tale memoria archetipale faceva riferimento, al Costume (usanza
della Gens) che è la nozione stessa della Veste di Purezza ancestrale
trasposta nel dominio terreno attraverso il rivestimento del corpo fisico
educato dalla sana abitudine – abitudine da habitus – Attitudine
Ingenita – poiché nella visione tradizionale gli Antenati, poterono meglio di
chiunque dopo loro, realizzare quella condizione puramente elettiva dell’azione
coniugata al senso del retto agire – suas artes – una cognizione questa,
trasposta alla stessa dimensione artigianale dei primordi, che concepì
l’utensile come efficace supporto simbolico per verticalizzare l’essenza
dell’io, dunque, la coscienza del divenire altrimenti miseramente circoscritta da
un limite solo materiale ) quest’aspirazione, (la
quale peraltro sarebbe l’unica a legittimare la nostra presenza a questa vita)
nondimeno, si presenta come una circostanza straordinariamente contraddittoria
alla stessa idea di ‘modernità’ e del cosiddetto ‘progresso’, le cui articolate
dinamiche innovative perseguono la sola finalità (abilmente dissimulata) di
procurare alla persona la più completa amnesia identitaria, la più fonda dimenticanza
di sé.
Non è un caso che in quest’epoca si assiste alla
scomparsa dei mestieri tradizionali, dove l’utensile è stato contraffatto dal congegno
sofisticato che, nella dimensione industriale, stravolge completamente il
significato dell’idea lavoro e della conseguente responsabilità.
Questo capovolgimento valoriale si è reso necessario
affinché nelle moderne società di massa poté essere instaurata la condizione
esistenziale più infima con l’impianto di nuove abitudini deleterie, determinanti
nell’individuo la sua pressoché totale dipendenza dalla preconfezionata dimensione
artificiale.
Nel
mondo moderno è previsto che sulla persona debba definitivamente prevalere una nuova
identità fittizia totalmente spersonalizzante, le cui esigenze sommamente
effimere, centrate sulla sola identificazione dell’ego, assolvono ad una volontà
di preordinazione puramente spettrale (pienamente conseguita dall’intelligenza
artificiale) e questo affinché possa realizzarsi la degradazione definitiva dell’uomo.
Non
è difficile intuire che l’uomo-massificato, (consumatore/cavia) sarà inevitabilmente
assoggettato a forme di controllo sempre più invasive quanto subliminali.
Non
a caso l’odierna pop-ipnosi esalta negli individui la condizione
egoistico/edonista che va a completo detrimento dell’autentica ispirazione.
Per
tale motivo la propaganda insiste fortemente sull’avanzamento di prestazioni
atletiche sterilmente performanti, esaltando il conseguimento del ‘primato’
stabilito all’interno di un segmento temporale percepito solo meccanicamente (che appunto rimarca la dimensione spettrale della realtà).
La
parodia ginnica è costituita da una concezione dell’allenamento solo
materialista, finalizzato al cosiddetto ‘rassodamento muscolare’ che persegue
un’avvilente idea di ‘giovanilismo’ ferocemente prolungato agli eccessi più
parossistici; mai come oggi l’abominazione
diviene gradita consuetudine e la fabbrica di osceni pupazzi carnali è a pieno
regime.
E’
il triste smarrimento dell’essere, la permanenza in suo luogo di un povero guscio
carnale la cui efficienza è solo apparente, accuratamente preordinata per subire
una fenomenale stimolazione chimica e un massiccio irraggiamento elettromagnetico
artificialmente indotto.
** LA GIMNICA O FILOSOFIA DELLO SPORT - 1970
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