Memoria e traccia divina
Oggi, l’autentica Restaurazione andrebbe principalmente
intesa come effettivo “risveglio” della coscienza, come riattivazione delle sue offuscate potenzialità
“immaginali”.
Da qui ripartire per un fondamento autenticamente ideativo di ogni possibile divenire.
Il moto alle “onde di forma” che potranno generare
un auspicabile rinnovamento del cosmo principiano innanzitutto nel segreto dei nostri
pensieri, ognuno, per quanto infimo possa essere il suo ruolo sociale, di fatto, è
responsabile della trasformazione universale.
Ri-fondare in noi il senso maggiormente puro della
“Traditio”, della “consegna”, (trasmissione certa) della nostra eredità
maggiormente preziosa, di fatto, solo questa possibilità costituisce l’unica occasione
che abbiamo nel corso dell’esistenza per realizzare l’autentica
libertà.
Realizzarla mediante l'adozione di una costrizione apparente.
Realizzarla mediante l'adozione di una costrizione apparente.
Ogni altro genere di aspettativa di miglioramento che puo' suggerire l’idea moderna di “emancipazione”, non costituisce niente altro
che la persuasione, subliminale o meno possa essere, di mettersi addosso un
ulteriore pesante imbrigliamento mentale atto a ridurre ancor più drasticamente la
nostra pura determinazione.
Il valore stesso della Tradizione, il suo prezioso nucleo
ispirativo, riguarda appunto l’identità umana in grado di elevarsi tramite le proprie
“qualità veggenti”, fondate unicamente sulla prerogativa magico-poetica, la cui
potenzialità è identificata essere come sublime ispirazione-azione e che attualizza
nella coscienza l’originaria qualità dell'essere autenticamente centrato in sé.
Noi, come moderni è come non avessimo baricentro, essendo
sballottolati qui e la da molteplici correnti, trascinati nell’attuale deriva
notturna dei tempi, dove nuotiamo alla cieca in acque fredde e
tremendamente ostili, annaspando travolti dalle ondate successive di una piena
epocale sempre più impetuosa e incoerente.
Il recupero di una residua sapienza magica, anche se
nell’immediato non ci consentirebbe di avvistare la riva, ci permetterebbe
almeno di coordinare le bracciate e di non ingollare acqua ogni due respiri.
La legittima magia naturale (o meglio si direbbe
pre-naturale) qui è intesa come la facoltà di presagire e, dunque, di inverare (avverare
interiormente) le molteplici rifrazioni (rivelazioni) di una definita tensione
radiosa (stupore coerente) la cui realtà – peraltro inesprimibile – riconosce
in sé l’esistenza di una propria verità impersonale, (pre-egoica) preesistente
alla maschera storica qui occasionalmente rivestita e ineffabilmente congiunta
alla realizzazione massima della coscienza (quale superamento del vincolo
mentale).
Per tale motivo gli indizi maggiormente profondi
della nostra memoria è come se nuotassero dentro il vasto mare mitologico, nelle
cui abissali profondità è custodito il mistero delle origini, (la proverbiale perla
di luce dispersa nell’immensa oscurità di fondali metaforici) e dove la linea
dell’orizzonte allegorico è confusa allo stesso tenue bagliore scaturito dalle
fonti aurorali dell’animo; irraggiungibili alla delimitazione imposta dal
flusso del tempo.
La parabola descritta dallo scorrimento del tempo, ricopre
unicamente l’anagramma vivente incarnato dall’uomo storico.
Il tempo sommerge la sola circostanza fisica, delimitandone la durata effimera e la teatralità della finzione terrena, dove in mutevoli scenari palpitano in forme sempre più contraddittorie i “piccoli enigmi” legati alle nostre esistenze provvisorie.
Il tempo sommerge la sola circostanza fisica, delimitandone la durata effimera e la teatralità della finzione terrena, dove in mutevoli scenari palpitano in forme sempre più contraddittorie i “piccoli enigmi” legati alle nostre esistenze provvisorie.
Il Grande Enigma risiede nel presentimento di ciò
che accadrà dopo il breve transito nella densità materiale.
Omero, Esiodo, Platone, Boezio, Dante, e come loro moltissimi
altri eccellenti poeti, invocando nel labirinto del proprio itinerario di
conoscenza le Muse, sapevano innanzitutto che Mnemosine (la Memoria
propriamente Splendente e Madre allegorica delle Muse stesse) avrebbe
rischiarato il proprio ingegno.
L'ispirazione preminente consiste nel poter intuire
la verità di se stessi sussistente ben oltre la propria idea di sé. Questa è la
sola qualità sovranamente veggente, la prima facoltà divina cui è remotamente
connessa la coscienza umana.
Solo connettendosi a tale prodigiosa intuizione che la poesia
integrale agisce nelle fibre maggiormente profonde dell’essere, rinnovandone i
sensi e facendo gemmare la fioritura più misteriosa della realtà universale.
L’intuizione poetica accende nell’animo ancora amalgamato
alla densità materiale, il Furor e l’Estros, qualità antitetiche al vago
sentimentalismo con cui spesso la realtà poetica è erroneamente confusa.
Furor ed Estros rappresentano le estensioni del luminoso principio
irrazionale, che irrompendo nella struttura preordinata della realtà naturale ne scardina gli ancestrali motivi d’irrimediabile finitezza, arrivando a fondare
nel dominio di ciò che è transitorio un riscatto propriamente spirituale.
La rivelazione simbolica del Cristo su tali “presupposti ardenti”
determina la propria azione, più volte ribadita, testimoniata peraltro nella
stessa frase evangelica: "Sono
venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!..”
(Luca 12,49-53) che ben riassume il senso profondo della Sua identità, (Pantocrator) che è autorevole Identità puramente emblematica, (Identità e non entità) quale
condizione internata ed eternata nelle possibilità latenti della coscienza
umana.
L’enigma della Ri-velazione del Cristo non coincide affatto
con quell’immagine falsa, pietosa e melensa, intrisa di scadente quietismo
mistico con cui progressivamente l’ha ammantata il cattolicesimo, nella precisa
intenzione di soffocarne la radianza agente nell’animo.
Memoria, dunque, è Sacro distacco dal vincolo imposto
dal tempo, dunque, volontà di affrancamento da una necessità di ordine solo
materiale.
Consideriamo la realtà di questi tempi,
ordinariamente definiti come "nuovi", in cui vige l’esigenza di
decretare l'unica verità artefatta che legittima un’aberrante dimensione produttiva
fondamentalmente sterile, la quale, di fatto, costituisce il presupposto tecnico
utile ad amplificare in noi ogni genere d’insicurezze e paure, la cui eminente
funzione combinata all’esaltazione dei piaceri più bassi, in particolar modo,
assolve non a caso alla dissoluzione della Memoria Splendente.
Per questo stesso motivo gli antichi Greci nell’oblio
individuarono la più grave delle dannazioni riservate alla sorte dell’anima.
Se non sai chi sei chiunque, nei piani densi quanto
meglio in quelli sottili, può disporre di te come più preferisce.
Anche nella narrazione delle evangeliche tentazioni del deserto il gioco
del Tentatore verte principalmente sul confondere l’identità di Colui che ne sopporta
i depistanti suggerimenti.
E' nella tetra dimenticanza che noi smarriamo il contatto
con la Verità, consegnandoci all’inganno delle Tenebre (oggi le tenebre dissimulano
l’estensione del proprio dominio attraverso l’abbacinante fosforescenza
silicea) e, dunque, ci distacchiamo dalla nostra unica possibilità d'essere
autenticamente liberi (sovranamente Liberi) e che vale l'essere svincolati
dall'inganno, propriamente demiurgico, che avvolge la presente Manifestazione.
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