lunedì 20 novembre 2017

Memoria e traccia divina



Oggi, l’autentica Restaurazione andrebbe principalmente intesa come effettivo “risveglio” della coscienza, come riattivazione delle sue offuscate potenzialità “immaginali”.
Da qui ripartire per un fondamento autenticamente ideativo di ogni possibile divenire.
Il moto alle “onde di forma” che potranno generare un auspicabile rinnovamento del cosmo principiano innanzitutto nel segreto dei nostri pensieri, ognuno, per quanto infimo possa essere il suo ruolo sociale, di fatto, è responsabile della trasformazione universale.  
Ri-fondare in noi il senso maggiormente puro della “Traditio”, della “consegna”, (trasmissione certa) della nostra eredità maggiormente preziosa, di fatto, solo questa possibilità costituisce l’unica occasione che abbiamo nel corso dell’esistenza per realizzare l’autentica libertà.

Realizzarla mediante l'adozione di una costrizione apparente.
Ogni altro genere di aspettativa di miglioramento che puo' suggerire l’idea moderna di “emancipazione”, non costituisce niente altro che la persuasione, subliminale o meno possa essere, di mettersi addosso un ulteriore pesante imbrigliamento mentale atto a ridurre ancor più drasticamente la nostra pura determinazione.
Il valore stesso della Tradizione, il suo prezioso nucleo ispirativo, riguarda appunto l’identità umana in grado di elevarsi tramite le proprie “qualità veggenti”, fondate unicamente sulla prerogativa magico-poetica, la cui potenzialità è identificata essere come sublime ispirazione-azione e che attualizza nella coscienza l’originaria qualità dell'essere autenticamente centrato in sé.

Noi, come moderni è come non avessimo baricentro, essendo sballottolati qui e la da molteplici correnti, trascinati nell’attuale deriva notturna dei tempi, dove nuotiamo alla cieca in acque fredde e tremendamente ostili, annaspando travolti dalle ondate successive di una piena epocale sempre più impetuosa e incoerente.
Il recupero di una residua sapienza magica, anche se nell’immediato non ci consentirebbe di avvistare la riva, ci permetterebbe almeno di coordinare le bracciate e di non ingollare acqua ogni due respiri.
La legittima magia naturale (o meglio si direbbe pre-naturale) qui è intesa come la facoltà di presagire e, dunque, di inverare (avverare interiormente) le molteplici rifrazioni (rivelazioni) di una definita tensione radiosa (stupore coerente) la cui realtà – peraltro inesprimibile – riconosce in sé l’esistenza di una propria verità impersonale, (pre-egoica) preesistente alla maschera storica qui occasionalmente rivestita e ineffabilmente congiunta alla realizzazione massima della coscienza (quale superamento del vincolo mentale).
Per tale motivo gli indizi maggiormente profondi della nostra memoria è come se nuotassero dentro il vasto mare mitologico, nelle cui abissali profondità è custodito il mistero delle origini, (la proverbiale perla di luce dispersa nell’immensa oscurità di fondali metaforici) e dove la linea dell’orizzonte allegorico è confusa allo stesso tenue bagliore scaturito dalle fonti aurorali dell’animo; irraggiungibili alla delimitazione imposta dal flusso del tempo.
La parabola descritta dallo scorrimento del tempo, ricopre unicamente l’anagramma vivente incarnato dall’uomo storico. 

Il tempo sommerge la sola circostanza fisica, delimitandone la durata effimera e la teatralità della finzione terrena, dove in mutevoli scenari palpitano in forme sempre più contraddittorie i “piccoli enigmi” legati alle nostre esistenze provvisorie.
Il Grande Enigma risiede nel presentimento di ciò che accadrà dopo il breve transito nella densità materiale.
Omero, Esiodo, Platone, Boezio, Dante, e come loro moltissimi altri eccellenti poeti, invocando nel labirinto del proprio itinerario di conoscenza le Muse, sapevano innanzitutto che Mnemosine (la Memoria propriamente Splendente e Madre allegorica delle Muse stesse) avrebbe rischiarato il proprio ingegno.
L'ispirazione preminente consiste nel poter intuire la verità di se stessi sussistente ben oltre la propria idea di sé. Questa è la sola qualità sovranamente veggente, la prima facoltà divina cui è remotamente connessa la coscienza umana.
Solo connettendosi a tale prodigiosa intuizione che la poesia integrale agisce nelle fibre maggiormente profonde dell’essere, rinnovandone i sensi e facendo gemmare la fioritura più misteriosa della realtà universale.
L’intuizione poetica accende nell’animo ancora amalgamato alla densità materiale, il Furor e l’Estros, qualità antitetiche al vago sentimentalismo con cui spesso la realtà poetica è erroneamente confusa.
Furor ed Estros rappresentano le estensioni del luminoso principio irrazionale, che irrompendo nella struttura preordinata della realtà naturale ne scardina gli ancestrali motivi d’irrimediabile finitezza, arrivando a fondare nel dominio di ciò che è transitorio un riscatto propriamente spirituale.
La rivelazione simbolica del Cristo su tali “presupposti ardenti” determina la propria azione, più volte ribadita, testimoniata peraltro nella stessa frase evangelica:  "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!..” (Luca 12,49-53) che ben riassume il senso profondo della Sua identità, (Pantocrator) che è autorevole Identità puramente emblematica, (Identità e non entità) quale condizione internata ed eternata nelle possibilità latenti della coscienza umana.
L’enigma della Ri-velazione del Cristo non coincide affatto con quell’immagine falsa, pietosa e melensa, intrisa di scadente quietismo mistico con cui progressivamente l’ha ammantata il cattolicesimo, nella precisa intenzione di soffocarne la radianza agente nell’animo.
Memoria, dunque, è Sacro distacco dal vincolo imposto dal tempo, dunque, volontà di affrancamento da una necessità di ordine solo materiale.

Consideriamo la realtà di questi tempi, ordinariamente definiti come "nuovi", in cui vige l’esigenza di decretare l'unica verità artefatta che legittima un’aberrante dimensione produttiva fondamentalmente sterile, la quale, di fatto, costituisce il presupposto tecnico utile ad amplificare in noi ogni genere d’insicurezze e paure, la cui eminente funzione combinata all’esaltazione dei piaceri più bassi, in particolar modo, assolve non a caso alla dissoluzione della Memoria Splendente.
Per questo stesso motivo gli antichi Greci nell’oblio individuarono la più grave delle dannazioni riservate alla sorte dell’anima.
Se non sai chi sei chiunque, nei piani densi quanto meglio in quelli sottili, può disporre di te come più preferisce.
Anche nella narrazione delle evangeliche tentazioni del deserto il gioco del Tentatore verte principalmente sul confondere l’identità di Colui che ne sopporta i depistanti suggerimenti.  
E' nella tetra dimenticanza che noi smarriamo il contatto con la Verità, consegnandoci all’inganno delle Tenebre (oggi le tenebre dissimulano l’estensione del proprio dominio attraverso l’abbacinante fosforescenza silicea) e, dunque, ci distacchiamo dalla nostra unica possibilità d'essere autenticamente liberi (sovranamente Liberi) e che vale l'essere svincolati dall'inganno, propriamente demiurgico, che avvolge la presente Manifestazione.