Exilium
La Poesia coinvolge sempre un’elevata riflessione
meta-cosmica, dove la totalità del Cosmo è multiforme allegoria di significati
che trascendono la dimensione finita.
L’Universo è l’immensa finitezza di confini che, per
quanto irraggiungibili, in ogni caso arginano sempre il volo dello spirito.
Un orizzonte indefinito, circoscrive la condizione tragica dell'uomo.
I Poeti antichi, tracciando verso l’infinito la
rotta invisibile della navigazione allegorica, sostenuta dal chiarissimo e
assieme inquietante - immensamente evocativo - dialogo con la propria remota
realtà interiore, orientarono la direzione esistenziale elevandola oltre ogni vastità emblematica.
Tragedia e tragico, sono gli emblemi di una specifica
determinazione lirica, in grado di trascendere il fenomeno per dirigere
l’attenzione al noumeno; ossia, di ciò che alla realtà sta “dietro”.
La realtà umana è finita, ma, poiché presagisce
l’eterno, subisce continuamente il conflitto intimo di un segreto richiamo evocato alla
sua interiorità, come soffocata dai limiti preordinati della dimensione
naturale.
L’essenzialissimo nucleo alchemico, depurato di ogni
folklore, mai come oggi rivelerebbe la sua ineffabile mescolanza, tanto
evidente quanto sterilmente annerita dal senso moderno dell'innovazione.
L’estrema innovazione della tecnica, che vale una
sovrana profanazione, non potrà mai entrare in reale intimità con l’universo,
poiché la ragione gira attorno le cose, le analizza con ripetuta morbosità
aggiogandone le molteplici rispondenze a sconsacranti strumentalizzazioni, che
non potranno mai conoscere l’anima del mondo.
E’ quanto mai essenziale per noi il poter discendere al “ceppo” lirico del nostro essere, poiché è da questo che dirama la chioma
emotiva del carattere.
E’ dal fusto emozionale centrale, che nell'uomo accade la moltiplicazione periferica di molteplici emozioni contraddittorie, tra loro fittamente incrociate come i rami di un albero.
L’istinto, l’emozionalità pura, attingono nutrimento
dalle radici semplici dell’esistenza, i cui motivi maggiormente profondi
attingono nel buio primordio di ogni necessità, attirata a manifestare la
propria germogliazione dalle tenebre alla luce per finalità che rimangono
inesplicabili.
L’uomo è campo e assieme pozzo, dal cui fondo si
propaga l’eco di compositi richiami, amplificati e distorti nelle profondità
dissimulate del cono d’ombra in cui sprofonda la materia che lo definisce. Qui si agitano aspirazioni,
sgomenti, atrocità e amori.
E’ nel limo fecondo e contaminato della nostra
interiorità, nelle sue rinnovate tenebre, che attecchiscono avidamente le primissime radici passionali dell’essere.
La condizione umana di per sé, trovata al cosiddetto
stato naturale, costituisce già una circostanza di esilio.
Per questo la riflessione antica - con l’istituire Scuole
dove poter sperimentare una formazione integrale dell’essere mediante
l’esercizio di una Disciplina propriamente Felice (ierosofia) accessibile a
coloro che ne intendessero partecipare - assai giustamente stimava come
circostanza fondamentale pervenire al mistero prima che il germoglio emotivo
vedesse la luce.
Opera elettiva di alchimia, propriamente domestica, sarà costituita da un lavoro di paziente rettificazione della propria
contaminazione emotiva, nel consolidare, conferire struttura, effettiva dignità, alla
propria commozione interiore di cui l’ego (è sempre bene ricordare) ha preso possesso.
Nessun altro se non noi stessi, agendo interiormente con
l’intento di chiarificare e rivitalizzare la primissima intelligenza minerale
deposta nel proprio limo enigmatico, potrà rettificare
l’irrimediabile dannazione fisiologica.
Si palesa l’irrimediabilità di una condizione estremamente
infelice, quella di una coscienza priva di memoria splendente, permeata da
plurime, complesse quanto pericolose interferenze, in balia delle quali, a ben
considerare, il cablaggio tecnologico sembra volerla definitivamente consegnare, distanziandola paurosamente dalla sua vera identità, la coscienza: quasi a costruire una nuova formidabile
condizione di esilio costruita dentro l’esilio stesso.
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