mercoledì 20 settembre 2017

le tensioni dell'anima




“La disciplina dell’anima è la fatica del cuore…è un’attenzione sul dominio delle passioni dell’anima per impedir loro di introdursi nel luogo segreto e spirituale (inviolabilità dell’integrità)
(Isacco di Ninive)
Il tempo, è la dimensione che in sé contiene infinite estensioni di durata, in cui si celano i passaggi stessi ad altri ulteriori, avverabili, nonche' aumentati stati di coscienza.
Adesso, la tessitura degli eventi trascolora sempre più velocemente su questo supporto labile costituito dallo scenario già logoro dei cosiddetti “tempi nuovi”, la cui precoce consunzione è propria all’estremo deterioramento dei significati spirituali di cui il presente Ciclo è affetto.
L’impoverimento spirituale di un’Età, prefigura il deterioramento estremo dell’intero periodo o Ciclo cui essa appartiene e dov’è rivelata, come imminente, la fine (che vale rinnovamento estremo) dell’umanità che lo attraversa.
La durata dello stato di crisi, benché sia intimamente congiunto al sentimento profetico, non è esattamente prevedibile e nel culmine degli eventi epocali, trova coincidenza l’idea stessa del grande sacrificio cosmogonico da cui prese avvio la nostra Era. 

L’inizio e la fine trovano coincidenza al termine del giro delle diverse Età appartenenti alla manifestazione attuale, dove s’individua la medesima impronta tragica congiunta ai significati maggiormente profondi della vita scaturita dalla dimensione presente.
Svuotata di tensioni spirituali la realtà, prima di consumarsi definitivamente, diviene il supporto di una mutazione involuta, propriamente fantasmica, una funzione questa che riconosciamo essere egregiamente assolta dalla dimensione industriale e hi-tech, nonché dal vitreo ottimismo assimilante la massa inebetita di tutte quelle “anime morte”, che assai stolidamente, irretite a differenti livelli esecutivi, freneticamente partecipano per attuarne l’inquinante dominio.  
La rivelazione del Vero non potrà mai essere scientifica, e, benché nell’attuale dimensione nessuno la possa ottenere, ugualmente ciascuno, opportunamente preparato, può arrivare ad intuirne l’essenza; che non risiedera' mai in aride equazioni algebriche.
Il fondamento del vero risiede nel dominio surreale di ciò che si qualifica come trascendente, ed è veicolato alla coscienza da puri simboli “onirici”.
L’intero universo fisico è una transitoria emanazione ardente, ininterrottamente rinnovata sull’istante (illusoriamente infinito).
La coltre iridescente del Cosmo è finemente intessuta di una mutevole visione d’incanto, su cui continuamente sono attirate le nostre incarnazioni.
La vita in questo Ciclo è incardinata sul perno della necessità, che oscilla tra i due estremi costituiti dall’atrocità e levità.
Nell’attuale “prigionia” di anime, personificate dentro l’involucro fragile ma ancora tenace del corpo fisico, la rivelazione stessa dell’animo disimpegnato dall’ottenebramento materiale e ancora vincolato alla densità fisica che lo contiene, sembra rivelarsi come un lampo che si staglia sullo sfondo di una tenebra eterna.
La mirabile costruzione allegorica dell’esistenza, diviene estremamente reale quando la consapevolezza umana dimostra la sua maggiore profondità d’indagine al momento di svincolarsi dal supporto fornito dalla sola intelligenza materiale.
Il tronco simbolico della manifestazione visibile, riguarda la pertinenza di una invisibile selva enigmatica, per massima parte inesprimibile, oltre alla quale vive la prima e chiarissima essenza geniale preesistente l’universo fisico, che permea attraverso molteplici percorsi carsici le differenti emanazioni universali atte a canalizzarne la radianza.
Il riflesso occasionale dell’uomo fisico cosciente, trasparisce a questa luce sovrasensibile come un prisma vivente. 
La coscienza è una sensibile lente riflessiva, radiosa e addolorata, questo perché nell’uomo della presente Età dimostrano di convergere i raggi di tutte le possibili contraddizioni esistenziali e, insieme a queste, tutti i segni enigmatici scaturiti dal cielo e della terra.
Per tale motivo, presso ogni tradizione, la determinazione maggiormente salda della persona e la sua identità sovrana si rivelano appieno unicamente per mezzo di una visione, che realizza l’effettiva presa di coscienza dell’avvenuto sacrificio cosmogonico e che determinò l’originaria caduta ontologica.
Apprendere dell’ineluttabilità del sacrificio, non significa non poter anche riconoscere in questo l’indizio stesso di un probabilissimo inganno atavico, (la profonda intuizione gnostica) ma, in ogni caso, qualsiasi possa essere la natura e la causa del nostro attuale addensamento, l’insegnamento misterico di tutte le tradizioni sacre converge sempre sulla dovuta attenzione dell’animo applicato nell’esercizio della vigilanza interiore, dunque, della capacita' di valorizzare l’istante mediante una specifica tensione chiarificante, (controllo emotivo e disciplina dei desideri, comprenderne la sostanziale natura ingannevole) questo perché nel cuore dell’istante, dunque in noi, insospettabilmente, convergono di continuo una pluralità di mondi e di possibili interferenze.


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