le tensioni dell'anima
“La disciplina dell’anima è la fatica del cuore…è un’attenzione
sul dominio delle passioni dell’anima per impedir loro di introdursi nel luogo
segreto e spirituale (inviolabilità dell’integrità)”
(Isacco di Ninive)
Il tempo, è la dimensione che in sé contiene infinite
estensioni di durata, in cui si celano i passaggi stessi ad altri ulteriori, avverabili, nonche' aumentati
stati di coscienza.
Adesso, la tessitura degli eventi trascolora sempre
più velocemente su questo supporto labile costituito dallo scenario già logoro
dei cosiddetti “tempi nuovi”, la cui precoce consunzione è propria all’estremo
deterioramento dei significati spirituali di cui il presente Ciclo è
affetto.
L’impoverimento spirituale di un’Età, prefigura il
deterioramento estremo dell’intero periodo o Ciclo cui essa appartiene e dov’è
rivelata, come imminente, la fine (che vale rinnovamento estremo) dell’umanità che lo attraversa.
La durata dello stato di crisi, benché sia
intimamente congiunto al sentimento profetico, non è esattamente prevedibile e
nel culmine degli eventi epocali, trova coincidenza l’idea stessa del
grande sacrificio cosmogonico da cui prese avvio la nostra Era.
L’inizio e la fine trovano coincidenza al termine del giro delle diverse Età appartenenti alla manifestazione attuale, dove s’individua la medesima impronta tragica congiunta ai significati maggiormente profondi della vita scaturita dalla dimensione presente.
L’inizio e la fine trovano coincidenza al termine del giro delle diverse Età appartenenti alla manifestazione attuale, dove s’individua la medesima impronta tragica congiunta ai significati maggiormente profondi della vita scaturita dalla dimensione presente.
Svuotata di tensioni spirituali la realtà, prima di
consumarsi definitivamente, diviene il supporto di una mutazione involuta, propriamente
fantasmica, una funzione questa che riconosciamo essere egregiamente assolta dalla
dimensione industriale e hi-tech, nonché dal vitreo ottimismo assimilante la
massa inebetita di tutte quelle “anime morte”, che assai stolidamente, irretite a
differenti livelli esecutivi, freneticamente partecipano per attuarne l’inquinante
dominio.
La rivelazione del Vero non potrà mai essere
scientifica, e, benché nell’attuale dimensione nessuno la possa ottenere, ugualmente
ciascuno, opportunamente preparato, può arrivare ad intuirne l’essenza; che non
risiedera' mai in aride equazioni algebriche.
Il fondamento del vero risiede nel dominio surreale
di ciò che si qualifica come trascendente, ed è veicolato alla coscienza da
puri simboli “onirici”.
L’intero universo fisico è una transitoria
emanazione ardente, ininterrottamente rinnovata sull’istante (illusoriamente infinito).
La coltre iridescente del Cosmo è finemente
intessuta di una mutevole visione d’incanto, su cui continuamente sono attirate le
nostre incarnazioni.
La vita in questo Ciclo è incardinata sul perno
della necessità, che oscilla tra i due estremi costituiti dall’atrocità e
levità.
Nell’attuale “prigionia” di anime, personificate
dentro l’involucro fragile ma ancora tenace del corpo fisico, la rivelazione
stessa dell’animo disimpegnato dall’ottenebramento materiale e ancora vincolato
alla densità fisica che lo contiene, sembra rivelarsi come un lampo che si
staglia sullo sfondo di una tenebra eterna.
La mirabile costruzione allegorica dell’esistenza, diviene
estremamente reale quando la consapevolezza umana dimostra la sua maggiore
profondità d’indagine al momento di svincolarsi dal supporto fornito dalla sola
intelligenza materiale.
Il tronco simbolico della manifestazione visibile, riguarda la pertinenza di una invisibile selva enigmatica, per massima parte
inesprimibile, oltre alla quale vive la prima e chiarissima essenza geniale
preesistente l’universo fisico, che permea attraverso molteplici percorsi
carsici le differenti emanazioni universali atte a canalizzarne la radianza.
Il riflesso occasionale dell’uomo fisico cosciente, trasparisce a questa luce sovrasensibile come un prisma vivente.
La coscienza è una sensibile lente riflessiva, radiosa e addolorata, questo perché nell’uomo della presente Età dimostrano di convergere i raggi di tutte le possibili contraddizioni esistenziali e, insieme a queste, tutti i segni enigmatici scaturiti dal cielo e della terra.
La coscienza è una sensibile lente riflessiva, radiosa e addolorata, questo perché nell’uomo della presente Età dimostrano di convergere i raggi di tutte le possibili contraddizioni esistenziali e, insieme a queste, tutti i segni enigmatici scaturiti dal cielo e della terra.
Per tale motivo, presso ogni tradizione, la
determinazione maggiormente salda della persona e la sua identità sovrana si
rivelano appieno unicamente per mezzo di una visione, che realizza l’effettiva presa
di coscienza dell’avvenuto sacrificio cosmogonico e che determinò l’originaria caduta
ontologica.
Apprendere dell’ineluttabilità del sacrificio, non
significa non poter anche riconoscere in questo l’indizio stesso di un
probabilissimo inganno atavico, (la profonda intuizione gnostica) ma, in ogni
caso, qualsiasi possa essere la natura e la causa del nostro attuale addensamento,
l’insegnamento misterico di tutte le tradizioni sacre converge sempre sulla dovuta attenzione dell’animo applicato nell’esercizio della vigilanza interiore, dunque, della capacita' di valorizzare l’istante mediante una specifica tensione chiarificante, (controllo emotivo e disciplina dei desideri, comprenderne la sostanziale natura ingannevole) questo perché nel cuore dell’istante, dunque
in noi, insospettabilmente, convergono di continuo una pluralità di mondi e di
possibili interferenze.
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