giovedì 25 giugno 2015

im-potenza dell'uomo contemporaneo


La latitudine della sapienza fende inaspettatamente le nostre case, dimensiona i luoghi privati dei nostri bagni, universalizza la ridotta capienza delle tinozze in cui ci laviamo e dove l’Argonauta domestico ritempra e deterge le proprie insignificanti dolenze, riducendo quanto può, se mai può, vasti smarrimenti esistenziali.

Il restringimento dell’orizzonte allegorico prelude ad un’imminente implosione della società.
Dovremmo chiederci se può mai esservi una reale definizione dell’idea “orizzonte” se nel suo illusorio confine non è implicita la percezione stessa dell’allegoria.

La prospettiva sarebbe inscindibile dalla pura dimensione allegorica: non c'e' reale cognizione della distanza se privi di ideazione immaginale.

La realtà simbolica è originariamente connessa al presentimento del sacro, evocato nella contemplazione del vasto scenario naturale: dove ogni cosa circoscritta dalla curva prospettica dell'orizzonte che andava a ricadere sotto lo sguardo, fu appunto considerata come primo tempio (cum-templum).

Attualmente le sorti dell'uomo-massa sono già prestabilite da corporazioni private, che dettano i loro piani attuativi alle diverse nazioni convenzionalmente strutturate nelle frenetiche societa' massificate, a cui impongono i ritmi frenetici del "consumo" ossessivo, connesso all'indebolimento stesso dei corpi e delle anime.

Unica facoltà concessa allo Stato moderno è quella di uniformarsi piattamente agli interessi delle corporazioni private, che ne controllano i flussi monetari.

“Privato” è participio passato di “privare”…privare chi e di cosa? Privare gli uomini delle risorse dei loro territori, privarli della loro facoltà autenticamente geniale mediante un continuo condizionamento subliminale, (pop-ipnosi).

“Privato” e “privatizzare”, in sostanza, vogliono dire privare tutti noi, come già accade, della nostra rele identità simbolica, ribaltandone il significato completamente svuotato dei valori legittimi e sostituiti con altri del tutto fittizi, dunque, in ultimo, sottrarci della nostra saldezza esistenziale. 

La figura ideale del 'cittadino', il “cives”, è stata seppellita da miriadi di scorie contaminate, al di sotto le quali è fermentata la corruzione epocale da cui è emerso un omuncolo malfermo, l'uomo "nuovo" che è "homo insipiens", corrotto nella psiche e smemorato delle proprie origini, e' obbligato da un insieme di statuti e codicilli che costituiscono un'autentica depravazione giuridica, completamente disinteressata alla sua condizione di autentico benessere.

L’automazione progressiva, prima o poi, dovrà inevitabilmente coincidere con la nostra più completa sterilità animica, ma, in definitiva anche questa circostanza sara' solo apparente. La convinzione, propriamente irriducibile e' che vi siano stadi maggiormente profondi dell’essere, che non sono coinvolti dai turbamenti occorsi alla “parte superiore” della manifestazione appartenente allo svolgimento dell'attuale Ciclo, di cui le diverse epoche costituiscono, in un certo senso, il rivestimento esterno sul quale si avvicendano le diverse civiltà.

Qui noi sperimentiamo gli esiti, più o meno evidenti, di un addestramento costante, per il quale, benche' sostanzialmente l’interrogativo affiori spontaneo alla coscienza, è inutile se non dannoso domandarsi continuamente il perché della nostra presenza a questa vita.

La priorità invece, è poter attingere al flusso residuale, solo apparentemente essiccato, dell’ispirazione, che è l'unica circostanza aurea in grado di rilegarci all’essenza originaria dell’enigma geniale preesistente alla contraffazione operata dal demiurgo omicida.  

Intimamente privi di tale reminiscenza, sussisteremmo a questa vita in sembianze umane ma con l'essenza di spente larve.