martedì 5 aprile 2011

Enea e l'identità della stirpe















Enea da Ainéias o Ainéas, che un etimologia popolare volle derivare dall’aggettivo Ainòs = che incute paura, derivazione non coincidente affatto con il carattere descritto da Virgilio, per il quale l’eroe è appunto contraddistinto sempre come Pio e non come terribile.

Invece, Aineas (a partire dall’Iliade) è un “nomen agentis”, in –a(s), presumibile derivazione dal verbo ais-(u)n-eyo “res divinas facio, sacrifico”, che è imparentato con l’etrusco ais = dio e ittita ishaa- “signore”; pertanto, il significato di Aineas è quello di “sacrificator”.

Consultando il prontuario delle radicali accadico semite di Fabre d’Olivet, alla voce AN si ricava la radice onomatopeica che appunto designa i tormenti dell’anima, così come la pena, i sospiri congiunti ad ogni idea di dolore o tristezza e, per estensione, la piena e completa sfera dell’attività morale, di ciò che appunto definisce la complessione del carattere dell’Eroe troiano; la cui vita è contrassegnata da una somma di eventi tragici che porteranno, attraverso un duro e continuo lavoro di miglioramento, (ermetico) all’acquisizione (conquista) della perfetta coscienza solare.

Enea nel poema è contraddistinto da una genuina Pietas, che è emblematizzata nella sua immagine recante in salvo il padre (pietà filiale) e i Sacri Pegni e solo in questa raffigurazione è ricordato, tanto nelle statuette fittili arcaiche che nelle pitture vascolari.

Le continue difficoltà che si ritrovano ad affrontare Enea ed i suoi compagni, dove nelle lotte appare incerto l’esito della battaglia e alla fiducia subentra lo scoramento e alla vigoria la depressione, per poi nuovamente riaccendersi il Furor e la speranza, tale somma di contrazioni ed espansioni dei sentimenti, del furore, delle gioie e del pianto, è riassunta esemplarmente nel significato stesso dell’ Essere, che sempre la radice AN propriamente significa, indicando i mutevoli stati dell’essere intesi sia come Virtù, Forza o ugualmente come Vizio o Debolezza.

Nella successiva radicale AIN (Ain-éas) si trova il termine che esprime in modo specifico l'Assenza e, forse proprio l’assenza, nel suo motivo più profondo, (preludio di un assenza cosmica) sia il preminente motivo emblematico contro il quale dovrà opporsi l’eroe troiano.

In noi vive una poesia segreta, internata nel momento stesso della nostra formazione, tale sarebbe anche la scintilla prometeica, il fuoco segreto con cui Prometeo ci animò avendolo rubato agli Dèi.

Da questo fuoco occulto, fuoco poetico (intendo Amore) derivò il Furor e l’Estros. Tali prerogative, costituiscono l’energia occorrente all'animo per affrontare il passaggio della morte.

Tendere alla Virilità significa tendere intimamente alla pura Ispirazione, all'Aspirazione della vita poetica, tendere intimamente ad un esistenza devota e affettiva che intende la vita come un evento da vivere con convinzione e grazia.

 

 P.S.

Riporto qui la riflessione di Corrado Penna (curatore del sito Scienzamarcia) nel suo post del 05/04/2011, poiché a quest'ordine di idee va ricondotto il senso onnipervadente di questo meccanicismo iper-tecnologico

Un'ipotesi che si può avanzare è che tutte le aggressioni dalle scie chimiche alla radioattività, dai pesticidi ai metalli tossici nei vaccini, hanno come scopo più facilmente percepibile quello di indebolire le funzioni cerebrali, come scopo meno percepibile quello di rendere più efficiente la manipolazione mentale, e come ulteriore scopo, ancor più recondito quello di agire per indebolire il legame e la comunicazione tra corpo e spirito, tra realtà fisica e coscienza, per trasformarci in quello che il dogma scientista (portato avanti non a caso dai negazionisti del CICAP) vuol fare credere che noi siamo: dei robot biologici.

In questo senso l'aggressione al DNA con radiazioni elettromagnetiche, vaccini ricombinanti, alimenti, piante ed animali OGM, potrebbe avere la funzione di influire negativamente sulla funzione meno conosciuta del DNA, quella di ricetrasmittente di bio-fotoni; il DNA in effetti potrebbe essere un elemento chiave della connessione tra corpo fisico e coscienza disincarnata.

Di sicuro la gente intorno a noi appare sempre più disconnessa col proprio vero sé interiore, lo si percepisce a pelle ormai, e spesso ci sembra di vivere in mezzo ad una popolazione costituita in misura sempre maggiori da gusci vuoti.