Enea e l'identità della stirpe
Enea da Ainéias o Ainéas, che un etimologia popolare volle derivare dall’aggettivo Ainòs = che incute paura, derivazione non coincidente affatto con il carattere descritto da Virgilio, per il quale l’eroe è appunto contraddistinto sempre come Pio e non come terribile.
Invece, Aineas (a partire dall’Iliade) è un “nomen
agentis”, in –a(s), presumibile derivazione dal verbo ais-(u)n-eyo “res divinas
facio, sacrifico”, che è imparentato con l’etrusco ais = dio e ittita ishaa-
“signore”; pertanto, il significato di Aineas è quello di “sacrificator”.
Consultando il prontuario delle radicali accadico
semite di Fabre d’Olivet, alla voce AN si ricava la radice onomatopeica che
appunto designa i tormenti dell’anima, così come la pena, i sospiri congiunti
ad ogni idea di dolore o tristezza e, per estensione, la piena e completa sfera
dell’attività morale, di ciò che appunto definisce la complessione del
carattere dell’Eroe troiano; la cui vita è contrassegnata da una somma di
eventi tragici che porteranno, attraverso un duro e continuo lavoro di miglioramento,
(ermetico) all’acquisizione (conquista) della perfetta coscienza solare.
Enea nel poema è contraddistinto da una genuina
Pietas, che è emblematizzata nella sua immagine recante in salvo il padre
(pietà filiale) e i Sacri Pegni e solo in questa raffigurazione è ricordato,
tanto nelle statuette fittili arcaiche che nelle pitture vascolari.
Le continue difficoltà che si ritrovano ad
affrontare Enea ed i suoi compagni, dove nelle lotte appare incerto l’esito
della battaglia e alla fiducia subentra lo scoramento e alla vigoria la
depressione, per poi nuovamente riaccendersi il Furor e la speranza, tale somma
di contrazioni ed espansioni dei sentimenti, del furore, delle gioie e del
pianto, è riassunta esemplarmente nel significato stesso dell’ Essere, che
sempre la radice AN propriamente significa, indicando i mutevoli stati
dell’essere intesi sia come Virtù, Forza o ugualmente come Vizio o Debolezza.
Nella successiva radicale AIN (Ain-éas) si trova il
termine che esprime in modo specifico l'Assenza e, forse proprio l’assenza, nel
suo motivo più profondo, (preludio di un assenza cosmica) sia il preminente
motivo emblematico contro il quale dovrà opporsi l’eroe troiano.
In noi vive una poesia segreta, internata nel momento
stesso della nostra formazione, tale sarebbe anche la scintilla prometeica, il
fuoco segreto con cui Prometeo ci animò avendolo rubato agli Dèi.
Da questo fuoco occulto, fuoco poetico (intendo Amore)
derivò il Furor e l’Estros. Tali prerogative, costituiscono l’energia
occorrente all'animo per affrontare il passaggio della morte.
Tendere alla Virilità significa tendere intimamente
alla pura Ispirazione, all'Aspirazione della vita poetica, tendere intimamente
ad un esistenza devota e affettiva che intende la vita come un evento da vivere
con convinzione e grazia.
P.S.
Riporto qui la riflessione di Corrado Penna
(curatore del sito Scienzamarcia) nel suo post del 05/04/2011, poiché a
quest'ordine di idee va ricondotto il senso onnipervadente di questo meccanicismo
iper-tecnologico
Un'ipotesi che si può avanzare è che tutte le
aggressioni dalle scie chimiche alla radioattività, dai pesticidi ai metalli
tossici nei vaccini, hanno come scopo più facilmente percepibile quello di
indebolire le funzioni cerebrali, come scopo meno percepibile quello di rendere
più efficiente la manipolazione mentale, e come ulteriore scopo, ancor più
recondito quello di agire per indebolire il legame e la comunicazione tra corpo
e spirito, tra realtà fisica e coscienza, per trasformarci in quello che il
dogma scientista (portato avanti non a caso dai negazionisti del CICAP) vuol
fare credere che noi siamo: dei robot biologici.
In questo senso l'aggressione al DNA con radiazioni
elettromagnetiche, vaccini ricombinanti, alimenti, piante ed animali OGM,
potrebbe avere la funzione di influire negativamente sulla funzione meno
conosciuta del DNA, quella di ricetrasmittente di bio-fotoni; il DNA in effetti
potrebbe essere un elemento chiave della connessione tra corpo fisico e coscienza
disincarnata.
Di sicuro la gente intorno a noi appare sempre più
disconnessa col proprio vero sé interiore, lo si percepisce a pelle ormai, e
spesso ci sembra di vivere in mezzo ad una popolazione costituita in misura
sempre maggiori da gusci vuoti.
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